Alimentazione

Perché non riesco a smettere di mangiare?

Capire il legame tra controllo, restrizione e abbuffate compulsive

Ti capita di mangiare anche se non senti fame?
Magari durante il giorno cerchi di seguire mille regole alimentari, ti ripeti che “oggi farai la brava” o “oggi finalmente ti controlli”, ma poi la sera non ne puoi più, apri la dispensa e mangi tutto quello che trovi, velocemente e di nascosto, fermarsi sembra impossibile.
Succede, e succede a molte più persone di quante immagini.

Se ti ritrovi in questa esperienza, sappi che non sei solə e che non si tratta di mancanza di forza di volontà. Spesso, ciò che percepiamo come “perdita di controllo” è in realtà una risposta naturale a un sistema di restrizioni e giudizi che abbiamo interiorizzato, a volte per anni.

In questo articolo ti accompagno a esplorare cosa succede davvero dentro di te, perché il cibo diventa così difficile da gestire, e come puoi iniziare a uscire da questo meccanismo con più comprensione e meno senso di colpa.

Il ciclo che non finisce mai: controllo, abbuffata, senso di colpa

Può iniziare con una dieta, con il desiderio di rimettersi in forma, o con la sensazione di “dover fare qualcosa per sistemarsi”.
All’inizio il controllo dà una certa sicurezza. Mangiare poco, saltare i pasti, eliminare certi cibi, sembra darti potere.
Ti senti determinatə, ordinatə, forse anche approvatə.

Ma il corpo non dimentica.
Dopo qualche ora, qualche giorno, o anche solo qualche pensiero stressante, qualcosa cambia.
La fame aumenta. L’attenzione si sposta completamente sul cibo.
Ed ecco che ti ritrovi a mangiare tutto quello che avevi “vietato”, in un tempo brevissimo, spesso senza quasi accorgertene.
A volte è di notte, a volte appena rientri a casa, a volte davanti alla TV.
E subito dopo… arriva la voce critica: “Hai rovinato tutto”, “Non ce la farai mai”, “Non sei abbastanza”.

Questo è il ciclo restrizione–abbuffata: una spirale dolorosa fatta di controllo, trasgressione e colpa.

Ti riconosci in queste dinamiche? Scrivermi può essere un primo passo per uscirne. Offro un colloquio gratuito di 30 minuti, uno spazio protetto in cui puoi raccontare la tua esperienza, senza giudizio.

Controllo e discontrollo

Il cibo può essere tante cose, per alcune persone diventa una strategia per regolare l’ansia, per distrarsi, per auto-consolarsi, per staccare.

E qui si inserisce un paradosso: più cerchi di controllarti, più perdi il controllo.
Perché il tuo corpo — e la tua psiche — non sono nemici da domare, ma sistemi complessi che cercano equilibrio.

Ti sei mai chiestə:
“Mi succedeva anche prima di iniziare a controllarmi?”
Molte persone iniziano ad abbuffarsi dopo aver iniziato una dieta.
Il controllo è spesso il primo gradino del problema, non la soluzione.

Le due forme di restrizione: fisica e mentale

È importante distinguere tra restrizione fisica e restrizione cognitiva.

  • Fisica: mangi troppo poco, salti i pasti, elimini categorie intere di cibo.
  • Cognitiva: anche se mangi a sufficienza, ti giudichi, ti colpevolizzi, pensi che “non dovresti”, ti imponi regole rigide ed eviti di mangiare determinati cibi per paura di prendere peso.

Anche quando non stai facendo una “dieta”, potresti comunque vivere un rapporto rigido con il cibo.
Ad esempio:

  • “Se oggi ho mangiato la pizza, domani insalata.”
  • “Non avrei dovuto mangiare quel dolce.”
  • “Ora ho rovinato tutto.”

Questa voce interiore alimenta il senso di colpa e mantiene attivo il ciclo.

Il controllo che toglie libertà

Il bisogno di controllo non riguarda solo il cibo.
Spesso è una strategia più ampia: tenere tutto sotto controllo perché dentro si teme il caos.
Chi cerca di controllare il corpo, il peso, l’alimentazione… spesso sta cercando di gestire anche la propria emotività, la paura di perdere pezzi, la sensazione di non essere abbastanza.

Ma il controllo non nutre.
Anzi, affama.
Toglie libertà, spontaneità, piacere. E alla lunga diventa una gabbia che si rompe ciclicamente — proprio con quelle abbuffate che tanto cerchi di evitare.

Da dove si può iniziare?

Il primo passo non è fare meglio. È capire meglio.
Non hai bisogno di nuove regole.
Hai bisogno di spazi in cui sentirti al sicuro, di parole più gentili dentro di te, di strumenti per ascoltarti senza giudicarti.

Uscire dal ciclo significa:

  • imparare a rispondere  alla fame fisica, ma anche a quella emotiva
  • accogliere le emozioni senza anestetizzarle col cibo
  • restituire al corpo fiducia, e al cibo il suo ruolo

Percorsi come la mindful eating (https://www.mb-eat.com/?utm_source=chatgpt.com), l’alimentazione intuitiva (https://www.intuitiveeating.org/about-us/10-principles-of-intuitive-eating/) e un lavoro psicologico profondo possono aiutarti a ritrovare uno spazio interiore più abitabile, più tuo.

Se ti riconosci in queste parole, possiamo parlarne

Puoi scrivermi per un primo colloquio gratuito di 30 minuti.
È uno spazio protetto, senza giudizio e senza impegno, in cui puoi portare ciò che vivi e vedere se possiamo lavorarci insieme.

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Domande frequenti

Se non riesco a smettere di abbuffarmi, vuol dire che ho un disturbo?
Non necessariamente. A volte è una reazione automatica a stress, abitudini, emozioni o restrizioni. Non è un’etichetta, è un segnale da esplorare con cura.

Come capisco se ho bisogno di un percorso?
Se il cibo ti crea disagio, preoccupazione o senso di colpa ricorrente, è già un buon motivo per fermarti e parlarne con una persona esperta. Non è necessario “arrivare al limite” per meritare aiuto.

Il primo colloquio è gratuito? E se poi cambio idea?
Sì, è gratuito e senza vincoli. Serve a conoscerci. Anche solo per chiarirti le idee. Puoi decidere con calma, senza pressioni se cominciare un percorso successivamente.

La terapia online funziona anche per queste difficoltà?
Sì, la terapia online è efficace e flessibile. Lavoro ogni giorno con persone che vivono queste dinamiche e trovano beneficio, ascolto e continuità anche a distanza.

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LAURA FASOLI

Psicologa e Psicoterapeuta

Sono Laura Fasoli, psicoterapeuta specializzata in disturbi del Comportamento Alimentare e Immagine Corporea.

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