Alimentazione

Restrizione cognitiva: perché porta a mangiare senza controllo e come gestirla

Ti capita spesso di trovarti davanti al frigorifero aperto, mangiando senza controllo e senza nemmeno rendertene conto? Magari succede soprattutto la sera, dopo una giornata in cui hai cercato di limitare quello che mangiavi. Se ti riconosci in questa esperienza, potresti stare sperimentando la cosiddetta “restrizione cognitiva”.

La restrizione cognitiva non è altro che il tentativo continuo di controllare rigidamente ciò che si mangia. È un meccanismo mentale per cui si tende a catalogare cibi “buoni” e “cattivi”, imponendosi di limitare o eliminare certi alimenti per paura di ingrassare o per raggiungere determinati standard estetici. Spesso però, questo controllo esasperato genera l’effetto opposto: porta a episodi in cui finiamo per mangiare in modo incontrollato.

Vediamo insieme perché succede e come possiamo affrontare questa situazione.

Cos’è esattamente la restrizione cognitiva?

La restrizione cognitiva nasce dall’idea che per avere il controllo sul peso e sul corpo sia necessario reprimere il proprio appetito e desiderio di cibo. È una restrizione mentale, più che fisica, in cui il cervello crea regole rigide su cosa, quanto e quando mangiare.

Ma perché è così dannosa? Il problema sta proprio in queste regole: più sono rigide e severe, più aumenta la probabilità di cadere nella trappola del mangiare senza controllo, innescando un circolo vizioso di colpa, vergogna e ulteriore restrizione.

Perché la restrizione cognitiva porta a mangiare senza controllo?

Quando ci imponiamo regole rigide sul cibo, aumentiamo inconsapevolmente il desiderio verso ciò che ci vietiamo. Se ci diciamo continuamente “non devo mangiare la cioccolata”, la nostra mente non fa altro che pensare proprio alla cioccolata, alimentando un desiderio crescente.

È un meccanismo psicologico noto come “effetto proibizione”: ciò che ci proibiamo diventa più desiderabile e difficile da gestire. E così, quando alla fine cediamo, spesso lo facciamo in maniera eccessiva, perdendo il controllo e sentendoci ancora più frustratə.

L’effetto yo-yo emotivo: colpa e vergogna

Dopo un episodio in cui hai mangiato senza controllo, potresti sentirti travoltə da sentimenti di colpa e vergogna. Potresti dirti cose come “Non ho abbastanza forza di volontà” o “Sono incapace di controllarmi”. Questi pensieri negativi, però, peggiorano la situazione: alimentano il ciclo di restrizione e abbuffata.

Se ti riconosci in queste parole, possiamo iniziare a parlarne in un primo colloquio conoscitivo. La comprensione di questo ciclo è il primo passo per spezzarlo e ritrovare un rapporto più sereno con il cibo.

L’impatto sociale della restrizione cognitiva

La restrizione cognitiva non influenza solo il rapporto individuale con il cibo, ma può anche avere un impatto significativo sulla tua vita sociale. Potresti trovarti ad evitare situazioni conviviali per paura di perdere il controllo o sentirti giudicatə. Questo isolamento, però, può aumentare ulteriormente il disagio e il rischio di episodi incontrollati. Riconoscere questo aspetto sociale è fondamentale per iniziare a cambiare.

Il ruolo della cultura della dieta

Viviamo in una società immersa nella cultura della dieta, che valorizza e incoraggia continuamente comportamenti restrittivi come fossero la chiave del benessere e della felicità. Questa pressione culturale può rafforzare la restrizione cognitiva, rendendo ancora più difficile rompere il ciclo del controllo eccessivo. Comprendere che questi messaggi culturali non sono salutari è un passo fondamentale per riprendere contatto con il tuo corpo e i tuoi bisogni autentici.

Come interrompere il ciclo della restrizione cognitiva

Interrompere il ciclo della restrizione cognitiva richiede prima di tutto un cambiamento nel modo in cui guardiamo al cibo e al nostro corpo. Invece di concentrarci sul controllo rigido, possiamo iniziare a costruire un dialogo più gentile e comprensivo con noi stessə.

Potresti iniziare ponendoti queste domande:

  • Cosa mi porta davvero a mangiare senza controllo?
  • Mi piace quello che mangio e come mangio?
  • Ci sono emozioni che sto cercando di soffocare con il cibo?
  • Quali regole rigide sto applicando che potrei iniziare a mettere in discussione?

Mangiare intuitivo: una possibile via d’uscita

Una strategia efficace per uscire dalla restrizione cognitiva è il mangiare intuitivo. Questo approccio insegna a riconnettersi ai segnali naturali del corpo: fame, sazietà e soddisfazione. Mangiare intuitivamente significa dare spazio ai propri bisogni, senza giudizio e senza imposizioni rigide.

Non si tratta di perdere il controllo, anzi: imparando ad ascoltare davvero il corpo, ritroverai un equilibrio naturale che ridurrà significativamente gli episodi di mangiare senza controllo.

Quando chiedere aiuto?

Chiedere aiuto significa prendersi cura di sé. Se la restrizione cognitiva e gli episodi in cui mangi senza controllo influenzano significativamente la tua vita quotidiana, potrebbe essere il momento di rivolgerti a una figura professionale che ti accompagni in un percorso di consapevolezza e benessere.

Se desideri approfondire, puoi leggere l’articolo “Perché non riesco a smettere di mangiare?” o visitare la mia pagina “Contatti” per prenotare un primo colloquio.


FAQ – Domande frequenti sulla restrizione cognitiva

La restrizione cognitiva riguarda solo le persone con disturbi alimentari?

No, la restrizione cognitiva può riguardare chiunque cerchi di controllare rigidamente l’alimentazione, anche se non ha una diagnosi specifica di disturbo alimentare.

Se smetto di controllare il cibo, non rischio di mangiare in maniera ancora più incontrollata?

Inizialmente potrebbe sembrare così, ma quando il corpo e la mente iniziano a fidarsi nuovamente, la necessità di abbuffarsi diminuisce drasticamente. Se per molto tempo non abbiamo ascoltato i nostri segnali interni, la libertà alimentare può risultare difficile da gestire e la spontaneità impossibile da ritrovare. Per questo è importante essere accompagnatə da professionistə che ci guidino progressivamente in questo processo.

Quanto tempo serve per superare la restrizione cognitiva?

Il tempo è variabile e dipende dalla tua storia personale, dal supporto che ricevi e dalla tua motivazione al cambiamento. Un percorso guidato può facilitare questo processo.


In questo testo ho scelto di utilizzare la schwa (ə) per rendere il linguaggio più inclusivo. Questo simbolo permette di rivolgersi a tutte le persone, indipendentemente dal genere.

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LAURA FASOLI

Psicologa e Psicoterapeuta

Sono Laura Fasoli, psicoterapeuta specializzata in disturbi del Comportamento Alimentare e Immagine Corporea.

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