“Non riesco a guardarmi allo specchio senza criticarmi.”
“Ogni volta che mi vedo in foto provo vergogna.”
“Mi sento sempre inadeguatə, anche quando mi fanno dei complimenti.”
Ti capita di provare emozioni simili? Magari pensi che siano esagerate, che dovresti solo “accettarti di più”. Ma queste frasi raccontano una fatica reale, spesso silenziosa.
L’insoddisfazione corporea non è semplicemente “non piacersi”: può diventare un filtro che distorce il modo in cui ci si percepisce, ci si relaziona e ci si racconta.
Indice dei contenuti
Cos’è l’immagine corporea
L’immagine corporea è la rappresentazione mentale che abbiamo del nostro corpo: come lo vediamo, come lo sentiamo, come crediamo venga percepito.
Non è un riflesso oggettivo, ma una costruzione influenzata da esperienze personali, relazioni, cultura, messaggi sociali e aspettative interiorizzate.
Una relazione negativa con il corpo può manifestarsi in modi diversi:
- evitamento di situazioni in cui ci si sente espostə (es. foto, spogliatoi, costume);
- ipercontrollo su cibo, specchi, peso, abbigliamento;
- emozioni come vergogna, ansia o frustrazione;
- comportamenti alimentari disfunzionali.
In questi casi, il corpo non è più un alleato, ma qualcosa di pericoloso da tenere sotto controllo.
Perché è così facile sentirsi inadeguatə?
Viviamo in una cultura che impone modelli estetici rigidi, spesso inaccessibili, ma presentati come “normali” o “necessari” per valere. Corpi magri, tonici, immutabili, sempre giovani: un’immagine standardizzata che non tiene conto della varietà reale dei corpi e delle storie.
Questo clima alimenta:
- confronto costante con chi ci circonda o con ciò che vediamo online;
- senso di colpa per non essere “abbastanza”;
- sforzi continui per correggersi o migliorarsi;
- difficoltà a sentirsi bene nel proprio corpo, anche quando tutto sembra “andare bene”.
Il corpo, in questo scenario, non è qualcosa da vivere, ma un progetto da gestire.
(Pensieri ossessivi su cibo e corpo: 3 passi importanti)
Quando l’immagine corporea diventa una fonte di sofferenza
Non serve avere una diagnosi per riconoscere che qualcosa non va.
Ci sono segnali che indicano una relazione problematica con il proprio corpo:
- pensieri costanti e critici sull’aspetto fisico;
- evitamento sociale legato alla percezione di sé;
- giudizio di valore personale basato su peso, taglia o forma;
- emozioni intense (ansia, rabbia, tristezza) legate al corpo;
- alimentazione o movimento usati come forma di espiazione o controllo.
In questi casi, il corpo non è solo una parte di sé, ma diventa l’unico metro di giudizio sul proprio valore.
(Disturbi alimentari: come riconoscerli e quando chiedere aiuto)
Si può cambiare il modo in cui ci si percepisce?
Sì. L’immagine corporea non è qualcosa di statico. È il risultato di un processo, e proprio per questo può trasformarsi.
1. Ascolta il tuo dialogo interno
Quali parole usi quando parli del tuo corpo, anche solo mentalmente? Sono parole che accolgono o che feriscono?
2. Vai all’origine
Quando hai iniziato a percepirti “sbagliatə”? Ci sono stati commenti, esperienze o silenzi che ti hanno segnato?
3. Ricorda che il tuo valore non si misura
Il corpo è parte di te, ma non ne è la totalità, ancora di più se parliamo di come il corpo appare. La persona che sei va oltre l’immagine e merita rispetto e amore indipendentemente da tutto.
4. Riduci l’esposizione a contenuti tossici
Social, influencer, programmi, riviste: cosa succede dentro di te quando li guardi? Ti ispirano o ti fanno sentire inadeguatə?
5. Sperimenta il contatto consapevole
Esistono pratiche che aiutano a sentire il corpo “da dentro”: camminare, respirare, muoversi, stare in silenzio, attività fisica e sport come atto fine a se stesso.
Non per cambiare il corpo, ma per riconoscerlo come spazio abitato.
6. Esprimi la tua natura autentica
Più ci si avvicina a ciò che si è davvero — nei desideri, nei valori, nelle relazioni — meno spazio occupano il giudizio estetico, il confronto e l’ossessione per l’immagine. Quando si vive allineatə con la propria natura autentica, il corpo smette di essere il problema da risolvere o l’ostacolo da superare: diventa semplicemente il luogo in cui si abita. I pensieri critici si fanno meno rumorosi, perché l’attenzione si sposta dalla forma all’essenza. Iniziare a esprimersi con sincerità, scegliere ciò che rispecchia davvero, stare in contesti che nutrono anziché svuotare, aiuta a ridimensionare il peso dello sguardo esterno. Non perché “non importi più”, ma perché non è più il centro del proprio valore.
7. Chiedi aiuto se senti che da solə non basta
Parlarne con una figura professionale è un atto di cura. Significa creare uno spazio sicuro in cui comprendere, dare un senso e iniziare a ricostruire una relazione più sana con sé stessə.
Scrivimi per un primo colloquio gratuito di 30 minuti. Possiamo esplorare insieme se questo è il momento giusto per iniziare.
Il corpo non è il problema. Ma forse lo sguardo, sì.
Spesso ci viene insegnato che bisogna “tenersi in forma”, “essere presentabilə”, “non lasciarsi andare”.
Ma il vero problema non è il corpo. È il modo in cui lo guardiamo.
Uno sguardo carico di vergogna, controllo, aspettative impossibili.
Quel modo di guardare non è innato: è stato appreso. E come ogni cosa appresa, può essere disimparato e trasformato.
Un percorso psicologico può aiutare a:
- liberarsi da uno sguardo giudicante o distorto;
- esplorare le radici profonde dell’insoddisfazione corporea;
- ricostruire un rapporto di fiducia con il corpo come luogo di esperienza, e non di colpa.
Se ti riconosci in queste parole, possiamo iniziare da qui.
FAQ – Domande frequenti sull’immagine corporea
1. Non mi piaccio mai nelle foto: è normale?
Molte persone hanno una percezione distorta di sé nelle immagini. Se questa difficoltà genera disagio o condiziona la vita quotidiana, può essere utile affrontarla in uno spazio terapeutico.
2. Riconciliarsi con il corpo vuol dire per forza piacersi?
Riconciliarsi significa adottare una prospettiva diversa, in cui ci prendiamo cura del corpo e lo trattiamo con rispetto indipendentemente dal fatto che ci piaccia o che piaccia.
3. È possibile sentirsi meglio senza cambiare fisicamente?
Sì. Il cambiamento più profondo riguarda il modo in cui ci si percepisce e si abita il corpo, non solo l’aspetto. Lavorare sull’immagine corporea può migliorare la qualità della vita a prescindere da cambiamenti esterni.
4. Serve una diagnosi per iniziare un percorso psicologico su questi temi?
Assolutamente no. L’immagine corporea può influenzare il benessere anche in assenza di un disturbo. Se senti che questa fatica ti limita, meriti uno spazio in cui parlarne.
In questo testo ho scelto di utilizzare la schwa (ə) per rendere il linguaggio più inclusivo. Questo simbolo permette di rivolgersi a tutte le persone, indipendentemente dal genere.

